Come la condivisione delle nostre esperienze può farci stare meglio…..E' così meravigliosa la vita troviamo una soluzione per stare bene

Silvia Sacchi

Di cosa si tratta…

Ciao a tutti!

Prima di presentarmi vorrei dirvi come mai ho deciso di aprire questo blog. Quello che mi ha spinto a farlo è che credo fermamente che condividere le proprie esperienze sia molto importante. Io sono una persona che si racconta molto e credo che il condividere arricchisca e aiuti le persone. I racconti e le esperienze delle altre persone possono portare con sé delle soluzioni per noi e di conseguenza, nel racconto delle nostre esperienze possono esserci soluzioni per gli altri. Condividere e raccontarsi può allenarci ad ascoltare veramente gli altri e di conseguenza ad essere ascoltati, veramente, dagli altri. Lasciando andare le emozioni ai racconti, inoltre, riusciamo meglio a schiarire la mente, ci ascoltiamo di più e possiamo capire dove ci stiamo prendendo in giro, ed è forse da lì bisogna partire (Lì dove c’è la paura, c’è il tuo compito) chiedendoci, perché non voglio ammettere con onestà questa cosa a me stesso? E troviamo una strada da cui partire. Tutto questo condividere ed ascoltare ci permette anche di mettere da parte il giudizio, perché ognuno di noi ha il proprio vissuto e reagisce in modo diverso anche a stesse situazioni.

Nelle volte in cui ho avuto momenti tristi mi sono detta “di sicuro non sono l’unica ad aver provato queste emozioni, questa tristezza, questa disperazione”, di sicuro alcuni sentori sono comuni ed è da questo pensiero che ho avuto l’idea di aprire un blog sull’importanza di condividere e di conseguenza di includere le testimonianze altrui.

Il sentire può essere comune ma la causa di queste emozioni è diversa per ognuno, molto spesso reagiamo allo stesso modo ma per cause diverse e questo in base a come viviamo le esperienze in quel momento. Per questo non bisogna giudicare il risentito ma bisogna comprenderlo, ascoltarlo e capire che indipendente da dove arriva, alla fine è uguale al tuo.

Inizialmente volevo chiamare il blog “L’olistico nel quotidiano”, ma credo che questo sia più un approccio con cui si debba arrivare alla soluzione. Ho quindi poi cambiato idea per rendere il nome del blog un obbiettivo, mentre il percorso e le modalità le condivideremo qua.

Ma cosa vuol dire quindi “L’olistico nel quotidiano”? Dal dizionario Treccani: Olistico, scrive il Vocabolario Treccani.itvuol dire «Che si riferisce all’olismo: l’interpretazione o.[listica] dei fenomeni vitali». Occorre dunque andarsi a leggere la definizione di olismo: «Teoria biologica generale derivata dal vitalismo, proposta negli anni Venti in contrapp.[osizione] al meccanicismo, secondo la quale le manifestazioni vitali degli organismi devono essere interpretate sulla base delle interrelazioni e delle interdipendenze funzionali tra le parti che compongono l’individuo, il quale nel suo complesso presenta caratteristiche proprie, non riconducibili alla somma delle sue parti».

Utilissima anche la voce che compare nella Enciclopedia on line Treccani, aprendosi con una definizione in termini generali che condensa il nucleo semantico comune del termine, declinato poi in varie accezioni a seconda delle discipline che l’hanno adottato (a partire dalla biologia): «Tesi secondo cui il tutto è più della somma delle parti di cui è composto». Si noti che la voce olismo è creazione dotta, recente in italiano (anni Sessanta del Novecento), fatta a partire dal vocabolo greco antico ὅλος ‘tutto, intero, totale’.

Il vocabolo, in tempi di ansiosa ricerca di benessere spirituale e fisico, ha avuto un grande successo negli ultimi vent’anni, finendo con l’applicarsi non soltanto a discipline rigorosamente scientifiche, dotate di terminologia “dura” o comunque rigorosa (dalla biologia, appunto, alla filosofia analitica), ma anche a svariate pratiche caratterizzate da statuto e codici regolamentari più sfumati: si parla allora di medicina olistica, di dieta olistica, di massaggio olistico, di digiuno olistico, di psicodramma olistico (come pratica terapeutica della psiche), fino a giungere al tennis olistico e all’illusione irenica del management olistico in un’azienda. In generale, va molto – per darsi una patente di sapienza vagamente ispirata al mondo delle filosofie orientali – l’approccio olistico a qualunque faccenda umana che si ritiene di dovere prendere in considerazione nelle sue relazioni con il complesso (l’insieme) di cui fa parte, pena l’impossibilità di comprenderla e affrontarla in modo corretto ed efficace»

Cosa intendo quindi quando parlo di approccio olistico, di voler cioè portare ed interpretare l’olistico nel quotidiano?

Per me significa stare nel qui ed ora, aver la consapevolezza di noi stessi ogni giorno, ascoltarci in ogni azione, e reazione, a livello fisico mentale e spirituale. Questo comprende anche il fare un resoconto serale sulle mie azioni, e reazioni, della giornata per dare voce alle emozioni, permettermi di capire i perché ed imparare a gestirle. Poter fare chiarezza nella nostra testa e capire qual è la vera causa del mio malessere, molte volte non ci soffermiamo ad ascoltarci e nel frattempo si accumula lo stress e perdiamo l’origine del nostro malessere. Essere incavolati con gli altri quando in realtà lo siamo con noi stessi, no! Bisogna restare nel qui e ora non solo come luogo fisico e temporale, ma qui e ora dentro di noi, nella giornata e nel presente, portare il qui e ora dentro di noi, mantenerci consapevoli e sempre all’ascolto di noi stessi, sincronizzare l’ascolto della pancia con l’ascolto della mente. Molte volte quando ci arrabbiamo troppo con l’altro è perché per lo stesso motivo siamo arrabbiati con noi, c’è una bella frase a tal proposito che riporto: “Quando capirai che ogni opinione è una visione carica di storia personale, inizierai a capire che ogni giudizio è una confessione”.  Quando ad esempio prendiamo le cose sul personale, il problema non è nostro ma di chi ti deve per forza giudicare, è un suo bisogno, una sua insicurezza, spesso persone che non ci conoscono ci giudicano e noi ne facciamo una questione personale, ma perché? Se di personale, dal momento che questa persona non la conosciamo, non c’è proprio nulla. E allora bisogna comprendere non prendersela, perché se è una cosa che ci interessa personalmente la sistemeremo, anzi, se non la prendiamo sul personale stiamo già migliorando, la stiamo già sistemando. E credo che anche in questo caso la condivisione sia molto importante, per poter conoscere cosa c’è dietro ognuno di noi e avere maggiore comprensione verso un atteggiamento che sembra accusatorio nei nostri confronti ma che invece è solo una dimostrazione di disagio dell’altro. Impariamo a capire che se si arriva a giudicare il bisogno è chiaro ed è lo stesso del giudizio, come è chiaro il nostro nel momento in cui ce la prendiamo, qualcosa risuona con la nostra anima. Credo che già facendo attenzione a queste cose potremmo stare meglio con noi e con gli altri.

Stare bene è difficile, chissà perché, retaggi culturali? Condizionamenti sociali? Purtroppo la società non ci insegna ad ascoltarci, a capire di cosa abbiamo bisogno secondo la nostra natura. La gente ci fa del male, ma perché? Perché contro di noi?

Quello che succede va osservato e basta, non giudicato come positivo o negativo, ma un’occasione per capire chi siamo, cosa proviamo, quando siamo cambiati e perché. Questo vale sia per chi fa del male sia per chi lo subisce, sono stessi sentimenti ma con reazioni diverse, gli estremi si equivalgono e dietro c’è sempre un’insicurezza. Per questo motivo è necessario trovare l’equilibrio, e l’equilibrio nasce da questa connessione olistica tra corpo mente e spirito.

L’energia che abbiamo non va sprecata ma va sfruttata al meglio, ma finché non siamo liberi (interiormente) e sereni questo non è possibile.

Forse sto un po’ divagando vi interrogherete e direte: “facile a dirsi difficile a farsi”, ma questo blog serve proprio per condividere soluzioni e strumenti per stare bene.

Questo blog inoltre spero possa servire per far star bene le persone, vivendo per loro stessi e con le proprie convinzioni che possono cambiare anzi trasformarsi a proprio beneficio, perché se ci facciamo del bene non faremo del “male” agli altri e troviamo un po’ di pace dentro di noi.

A me fa bene fare questo blog, mi fa bene scrivere, comunicare, condividere, e se sto bene questo blog non potrà far male. Il senso del blog è quello di condividere le esperienze, i sentimenti, le emozioni, le scelte, gli strumenti, sperando possano essere d’aiuto a tutti.

Trovare, cercare insieme la soluzione per ogni cosa e che faccia bene all’anima, di modo che l’anima si possa esprimere ed essere veramente un tutt’uno con il corpo e con la mente. Imparare ad essere e non a fare. Imparare a vivere bene tutte le splendide emozioni che abbiamo ma che dobbiamo imparare ad esprimere e gestirle, per stare bene con noi stessi, per amarci ed essere soddisfatti della nostra vita.

Per ultimo voglio condividere le ultime parole che Edipo, in punto di morte, aveva detto ad Antigone disperata: “Non piangere, figlia mia, c’è una sola parola che ci libera dall’oscurità, dal male del mondo. E quella parla è amore.” E io credo fermamente in questa affermazione.

Per ultimo voglio condividere le ultime parole che Edipo, in punto di morte, aveva detto ad Antigone disperata: “Non piangere, figlia mia, c’è una sola parola che ci libera dall’oscurità, dal male del mondo. E quella parla è amore.” E io credo fermamente in questa affermazione.